Origini - Ottottave

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Tutto iniziò grazie a quel famoso pianista, antagonista del grande virtuoso Franz Liszt, di nome SIGISMONDO THALBERG nato a Ginevra nel 1812 il quale, ad un certo punto della sua frenetica vita concertistica e di compositore, calò dalle fredde lande di oltralpe per approdare nella Napoli di metà Ottocento in grande rivoluzione culturale, ivi stabilendosi fino alla fine dei suoi giorni: abbagliato dalla vivacità del clima, ammirato dagli esimi intellettuali e dai curiosi caratteriali che popolavano la capitale partenopea.

Il Thalberg prese come punto di partenza la ricerca di una sempre più profonda e fedele interpretazione stilistica, non ostacolata ma anzi sostenuta dalla personalità e dall’originalità dell’esecutore. Il suo sguardo partiva dalla letteratura pianistica ai tempi dei clavicembalisti e si apriva verso il futuro.  Occorreva innanzi tutto codificare le regole tecniche fondamentali irrinunciabili (e perfezionabili), che ogni pianista avrebbe dovuto acquisire come formazione di base.

Quando la radice Thalberg si mise al lavoro con il suo giovane allievo BENIAMINO CESI  (siamo nel 1861), automaticamente la radice fece scaturire l’albero genealogico con il primo forte ramo, per cui oggi Beniamino Cesi viene considerato il vero fondatore della scuola pianistica napoletana. Scrisse un Metodo per lo studio del pianoforte in dodici volumi: opera instancabile che nella sua completezza massacra per bene le dita, tempra e forgia fisicamente e mentalmente il pianista. Un dettaglio che farà riflettere: Cesi insegnò per sei anni presso il Conservatorio di San Pietroburgo.

Altro venerabile discepolo fu ALESSANDRO LONGO (m. a 81 anni nel 1945 a Napoli). Sulla scia degli insegnamenti del Cesi, pubblicò un approfondito metodo di Tecnica pianistica in dodici volumi, tra i quali si distinguono i due ultimi, XI e XII, molto interessanti, originali ed attuali. Relativamente conosciuto come didatta, il Longo è oggi vergognosamente dimenticato e trascurato come grande compositore, autore di circa trecento brani di grande espressività, molto ricercati nell’impianto armonico sempre dinamico, con una viva corposità ed al bisogno potenza sonora. Da ricordare le sei difficili Sonate, gli Studi sulle terze e sulle seste, le sei Suites mediterranee, le Fantasie. Oggi, almeno se ne cita il nome in riferimento alla sua validissima revisione di tutte le Sonate di Scarlatti.

Un altro solido ma ingiustamente dimenticato ramo genealogico porta il nome di GIUSEPPE MARTUCCI: da giovanissimo pianista di grande fama, poi compositore di musica pianistica, sinfonica e da camera, fu anche direttore d’orchestra e direttore di Conservatorio (a Bologna e Napoli). Dei suoi pochi allievi ci piace ricordare Giovanni ANFOSSI, che si trasferì a Milano tramandando gli insegnamenti della scuola napoletana ad alcuni allievi (tra cui A. BENEDETTI MICHELANGELI!).

Successore diretto del Cesi come direttore del Conservatorio di Napoli per i successivi quarant’anni, fu FLORESTANO ROSSOMANDI, che con una visuale ancora attuale pubblicò la Guida tecnica in otto volumi, Bibbia del pianista moderno. Suo allievo prediletto fu LUIGI FINIZIO, elegante ed eccellente didatta che formò grandi nomi del concertismo italiano come SERGIO FIORENTINO e MARIA GOLIA. Quest’ultima, puro talento, diplomata a 15 anni, vincitrice di importanti concorsi internazionali, era dotata di un immenso carisma: docente al Conservatorio di Palermo, poi a Milano e instancabilmente per trenta anni a Torino (dove si spense nel 2007), formò un numero incredibile di allievi che si sono sempre distinti in tutte le occasioni.

A questo punto sarebbe arduo riportare tutti i nomi degli stimabili concertisti e docenti che rigogliosi sono fioriti dai rami che abbiamo descritto, ma l’importante è che il lettore capisca il significato di questa breve ricostruzione storica. Innumerevoli discepoli della grande scuola napoletana, ( ancora possiamo citare Paolo Denza insegnante di Aldo Ciccolini ), si sono trasferiti fuori Italia fondando scuole pianistiche, incoraggiando talenti latenti e ottenendo risultati e riconoscimenti eccezionali. Spiccano i nomi di Alfonso Rendano, Nino Albanese, Michele Esposito, Luigi Gulli, Alfredo Pinto, Vincenzo Scaramuzza (insegnante di Marta Argerich) e di tanti altri, a Buenos Aires, Caracas, Zurigo, Il Cairo, New York, Chicago, Los Angeles, Londra, Tokyo…

Non me ne vogliate se questa esposizione non è stata esaustiva: invito il lettore curioso ad approfondire la ricerca, e lo ringrazio per l’attenzione.

Giuseppe Massimo Massaglia

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